Giornalettismo, significato di un giornalismo che non è

Giornalettismo, significato?Dalle cicciottelle alle “pen-ose storie di pacchi”, il triste epilogo di un mestiere caduto in disuso: il giornalismo. Diamo il benvenuto al giornalettismo, becera caricatura di un mestiere indegno di essere riconosciuto come tale, almeno fino a qualche tempo fa, il blogging. 

Capita così che gli Onorevolissimi portatori sani di tesserino, presi dalla foga del sensazionalismo e dall’ansia del click o della vendita, scivolino sempre più spesso in svarioni che poco hanno a che vedere con le temperature estive. E non è certo colpa dei blogger se tanti giornalisti non sanno di cosa parlare, ma soprattutto, come parlare. “La passione del giornalismo odierno” prende avvio dal momento in cui la comunicazione tradizionale viene travolta dalle forme di informazione secondaria. Quelle realtà “sfigate” da qualche migliaia di visite al mese, sì, dai, avete capito: dai blog. Dai blog e pure dai social, quel calderone di “informazioni di pancia”, prodotte e condivise dall’uomo qualunque, dall’uomo della folla, ma da quel medesimo individuo che per la prima volta si sente parte di una comunità. In quanto parte di un tutto, succede che questo intuisca il potere del suo ruolo. Un ruolo differente rispetto al passato, un ruolo che fa della contestazione del vecchio -sistema- una bandiera.

Giornalettismo, significato di uno stile che rispecchia la fine di un ciclo.

Dopo anni di ostentata snobberia nei confronti delle piccole realtà autonome e dei social è arrivata la rivincita dei “pensatori indipendenti” e della controinformazione.

Il WWD pubblica i risultati di un’indagine riguardante la soddisfazione di Millennial e generazione Z ( tra i 14 e i 19 anni) nel campo dell’informazione, ebbene, la stampa tradizionale, anche quella online, ne esce massacrata.

Le “notizie esca” non funzionano più.

Ovvero, le news giudicate rilevanti, non albergano più negli organi di informazione ufficiale.

Conclusioni

Mentre Condé Nast e Hearst si attrezzano sottobanco per salvare il salvabile accorpando redazioni e testate digitali e, non in ultimo, alzando il costo dei magazine cartacei (v. Vogue America), i giovani prosumer dichiarano aperta l’era dell’informazione fai da te. La cerchi, la trovi, la fai.

Nell’epoca dell’informazione fai-da-te siamo tutti editor.

E sarebbe cosa buona e giusta farlo nel modo più virtuoso possibile.

Scrivere […] è un’attività complessa: è, insieme, preferire l’immaginario e voler comunicare; in queste due scelte si manifestano tendenze assai diverse e a prima vista contrastanti. Per pretendere di sostituire un universo inventato al mondo esistente, bisogna rifiutare aggressivamente quest’ultimo: chiunque vi stia dentro come un pesce nell’acqua e pensi che tutto va bene, non si metterà certo a scrivere. Ma il desiderio di comunicazione presuppone che ci si interessi agli altri; anche se nel rapporto dello scrittore con l’umanità entra dell’inimicizia e del disprezzo.

Simone de Beauvoir, La terza età, Einaudi, 2002

immagine copertina via pinterest.com

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