Buongiorno Amiche, oggi vi parlo di qualcosa che vi affascinerà sicuramente.
Ci fu un tempo in cui l’uomo riuscì ad “ingannare” la morte come mai aveva fatto, erano i primi decenni dell’XIX secolo e la macchina fotografica, con una semplice meccanica, per la prima volta riproduceva, non solo fedelmente, ma realisticamente e perfettamente la realtà. Il tempo e lo spazio venivano, pertanto cristallizzati nell’infinito, con estrema facilità e rapidità, un’autentica rivoluzione senza precedenti. Essere fotografati divenne un rito imprescindibile per l’uomo, da sempre ossessionato dalla consapevolezza del suo essere passeggero ed effimero.
Era il 28 dicembre del 1895, quando in una Parigi notturna e gelida, un cospiscuo gruppo di persone si diededero appuntamento al Salon indien du Grand Cafè di Boulevards des Capucines. Questi esperirono per la prima volta, con grande emozione, la riproduzione della realtà in movimento. Era nato il cinematografo. L’uomo aveva trovato il modo di trasportare lo scibile nel suo manifestarsi, quindi in movimento, su un supporto fisico. Béla Balazs affermava:
<< A partire dall’invenzione della stampa, la parola è diventata il principale canale di comunicazione tra uomo e uomo […] Nella cultura delle parole però l’anima, dopo essere diventata così ben udibile, si è fatta quasi invisibile […] Ora il cinema sta imprimendo alla cultura una svolta altrettanto radicale quanto l’invenzione della stampa. Milioni di uomini conoscono ogni sera attraverso i loro occhi, sedendo davanti allo schermo, destini umani, caratteri, sentimenti e stati d’animo d’ogni sorta, senza aver bisogno delle parole […] L’uomo tornerà ad essere visibile>.
Balàzs lo dice chiaramente: il cinema ripristina la visibilità dell’uomo; restituisce la realtà allo sguardo(Francesco Casetti, L’occhio del Novecento. Cinema, esperienza, modernità, 2005, RCS Libri S.p.A, Milano)
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Oggi siamo approdati al mondo digitale, la realtà si trasforma in codici numerici, l’intangibile diviene credibile e il vero discutibile. L’immaginario si libra nell’universo del possibile, i nostri sensi stimolati all’inverosimile ci conducono a vivere nel fantastico, l’irreale si fa percebile. In questo tripudio di emozioni e di sogni, di cui si nutre il nostro sguardo, la magia è sempre in agguato. Nella nostra civiltà del visivo, evoluzione tecnologica e fantasia si danno la mano per approdare sempre a nuovi orizzonti. Il cinemagraph, è l’ultima trovata digitale, una creazione ibrida, che affascina, perchè affianca la staticità temporale e spaziale tipica della fotografia al movimento del particolare. Il Cinemagraph è come una poesia: è la malinconia di un momento passato, che appare straordinariamente vivo e presente .
Il Cinemagraph, gioca con le immagini : <<un Cinemagraph è un’immagine che contiene in sé un momento di vita, che permette un assaggio di tempo da vivere e conservare all’infinito, Guarda qui > . Questa nuova forma di comunicazione è nata nel 2009 dalla collaborazione tra gli artisti Kevin Burg e Jamie Beck. I social networks, come Twitter e Tumblr, hanno fatto il resto, ora il Cinemagraph, è una vera e propria arte visiva. Cosa dire di più…Hogwarts forse è molto più reale di quanto pensiate!
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