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Un anno da ricordare: il 2016 segna un passaggio ecco perché

Un anno da ricordare: il 2016 segna un passaggio ecco perché

Un anno da ricordare e da dimenticare, il 2016 è stato l’anno degli scomparsi Illustri. Solo per citarne qualcuno: David Bowie, Prince, Umberto Eco, Dario Fo Franca Sozzani e ora George Michael. Ebbene sì, tanti, infatti, tra i massimi esponenti del secolo scorso hanno fatto i bagagli per passare a miglior vita, lasciando a Noi, “mezzo-sangue”, mezzi giovani, mezzi digitali e mezzi no, il difficile compito di guidare i Post-Millennials.  Si suppone che, in fin dei conti, i sopraccitati “Illustri”, non ci stessero poi così bene in questo mondino sbandato. Un’epoca dove le tendenze moda sono dettate dalla famiglia Kardashian o dalle sorelle Hadid. Un tempo in cui la guerra c’è, ma non sembra, come il lavoro. Un periodo in cui la sfiducia e l’incertezza sono gli unici termini in cui si crede, ma soprattutto, un presente dove tutto si dice e tutto si smentisce con un bel pacchetto di comunicazione e marketing.

Un anno da ricordare: l’anno del consumo temporale, visivo, intellettivo, fisico e psicofisico, ma soprattutto creativo

“Fuck the fashion rules” dice Demna Gvasalia e trascina con sé tutti, volenti o nolenti, discepoli ossequiosi di quell’ elitarismo di massa che tanto si credeva di poter rifuggire, mentre il suo pensiero era già appeso nei nostri armadi con il cartellino di Zara.

Benché l’ultimo dei problemi sia il fashion system, si deve prendere atto che il più acclamato designer è quello che quando si pronuncia lo fa per smontare tutto quello che c’è stato di magico fino a ieri, per proporci un modello di anti-stile, che dietro la sua portata provocatoria, ammette di non avere alcun fine didascalico e tanto meno simbolico.

Un anno da ricordare: il 2016 ha frantumato i simboli

Il 2016 anno infausto, che ci ha portato via molti simboli sacri, ma anche l’anno di Instagram, strumento che condensa tutto lo scibile in una trentina di hashtag. Hashtag, che: “se li sbagli non esisti”.  Ma i simboli, non si autogenerano? No, purtroppo non oggi. Sym (insieme)- ballo(getto, pongo, metto) nell’antichità, stava a significare la “tessera hospitalis” ovvero l’anello o qualsiasi altro oggetto che dopo essere stato spezzato in due pezzi dalle famiglie, veniva conservato come simbolo -appunto- per comprovare alla comunità l’ospitalità data e ricevuta. Ma come si fa a parlare di simboli quando quelli che c’erano muoiono o si dimenticano? Tutta colpa della memoria. Tutta colpa della velocità. Per essere rapidi, anzi, rapidissimi ed efficienti, la mente non deve, né può, sovraccaricarsi di aneddoti, storie e persone. Per sopravvivere offuschiamo quello che non serve nell’immediato, ergo la memoria. E  venendo meno la memoria rimaniamo senza simboli.

Amazing!

Si dice che nella moda si stia esaurendo la creatività, lo stupore, il sogno, ma non ci si accorge che tutto parte dalle parole, dal vocabolario. Amazing!, Cool! Per comunicare rapidamente con tutti i nostri collegamenti social usiamo l’inglese, lingua già sbrigativa ed estranea alla nostra cultura, ma mentre lo facciamo perdiamo sempre qualcosa di nostro. Ecco, credo che l’omologazione culturale parta proprio dal linguaggio. Lo strumento del pensiero.

Alla povertà della lingua corrisponde una povertà espressiva, artistica e poetica. E mentre il linguaggio viene eroso, il nostro immaginario si rattrappisce, inevitabilmente.

Consumo consumo e ancora consumo

Consumiamo e veniamo consumati a nostra volta, senza nemmeno accorgercene. Si vive alla giornata- una giornata corta- perché non si posseggono i codici adeguati per decriptare il futuro più prossimo. Vince la fluidità: di genere, di pensiero, di stile. Uno, nessuno e centomila, i social sfumano le identità, trasformandoci (spesso) nel nostro peggior nemico… O forse no? Il 2017 ce lo dirà.

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6 Comments

  1. Le calze a rete sotto al jeans sono fantastiche!
    Un bacione,
    Mary
    Fashion secrets of a pretty girl
    FACEBOOKINSTAGRAM – TWITTER – LOOKBOOK

  2. E l’anno del long bob…stai davvero bene!
    Lalu

  3. Giusta riflessione! kiss
    “5 look kids da indossare la sera di Capodanno 2016” ora sul mio blog http://www.littlefairyfashion.com

  4. questo articolo mi è piaciuto davvero tanto. E’ proprio vero noi siamo mezzi tutto e senza riferimento.
    Il cappotto dire che è super è dire poco.
    xxx
    mari
    http://www.ilovegreeninspiration.com

  5. Mi sono mancati i tuoi editoriali, sono sempre il top!
    Ma questo taglio? Sei pazzesca.
    Buone Feste
    Baci
    http://www.mammachefashion.com

  6. Quando si dice….il Gran Finale. Solo Grazie

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