Golden Globe 2018: dress code indignazione
Golden Globe 2018. Tra le farse più grandiose con cui si è aperto il 2018 possiamo ascrivere a tutti gli effetti la parata di “vedovanza” andata in onda sul red carpet dei Golden Globe la settimana scorsa. Si tratta di uno strascico inverecondo di quell’influenza che ha colpito il cinema nei mesi scorsi.
Mi riferisco ai vari scandali che continuano a trapelare dopo aver “scoperto” la purulenta degenerazione umana annidata in alcuni uomini di successo.
Brutti e cattivi come Harvey Weinstein: le sceneggiature hanno bisogno di loro per essere più credibili
C’è bisogno di capri espiatori credibili per sotterrare le malefatte, senza intaccare i gli intoccabili.
E così Harvey Weinstein* viene incastrato, perché non serve più al sistema e perché, tra le altre cose, ce le ha proprio tutte: è brutto e cattivo. Perfetto per incarnare il “male”.
Eppure, è lo stesso Harvey Weinstein che per decadi e decadi ha avuto in pugno la stragrande maggioranza dell’industria culturale Occidentale. Quel Weinstein verso il quale moltissimi grandi nomi del cinema (oggi attivisti/e convinte/i) non si sono sentiti di lasciare dichiarazioni o hanno astutamente dribblato la questione.
[*N.B: Harvey Weinstein è quello che nel curriculum vanta opere benenefiche e varie onorificenze tra cui quella di Commendatore dell’Ordine dell’Impero Britannico— Londra, 19 aprile 2004 e quella di Cavaliere dell’Ordine della Legion d’Onore— Parigi, 2 marzo 2012.*]
Golden Globe 2018. Ma tornando a Hollywood
Hollywood preferisce il nero, ma firmatissimo e sponsorizzatissimo. Ma nero. Nero, perché il momento è catartico, oltre che serissimo. E così, ecco le vedove/i allegre/i sfilare tra i flash in nome della solidarietà femminile, perché “il tempo è scaduto”e, soprattutto, perché questo è proprio quello che Noi poveri sempliciotti limitati, ci aspettiamo dai nostri beniamini.
Noi poveri spettatori sempliciotti abbiamo bisogno
di vedere queste belle facce impegnate nella causa e abbiamo pure bisogno di vedere la solita America combattere il male del mondo. Sì, in effetti, esigevamo una qualche iniziativa da parte del Gotha del cinema, tanto quanto Hollywood necessitava di salvarsi la faccia.
E così, il film prosegue non deludendo le aspettative: Time’s up
“Time’s up“, eppure nell’ipocrisia generale, la bella Hollywood fatica a nascondere lo sporco sotto il tappeto, tanto è vero, che tra un premio e l’altro e le nebulose dichiarazioni intorno alla neonata iniziativa di raccogliere fondi da destinare alle vittime più indigenti, si twittano bombe a orologeria contro protagonisti e premiati ( v. James Franco, per dire).
Ma tornando al Time’s up:
innanzitutto, l’abuso, il ricatto e la violenza sul lavoro, non sono questioni prettamente femminili, bensì “unisex”. Le manie di grandezza e il vizio più perverso sono, infatti, sempre state debolezze da potenti. E allora qui il discorso si complica un pochino, perché in ballo entrano i fattori cultura e dignità personale, a cui mette male solo pensare in questo mondo di perbenismo da quattro soldi privo di solidità morale.
Ma se proprio vogliamo parlare di “sorellanza”, empowerment e diritti,
siamo proprio sicuri che le violenze e le disparità di genere si combattano curando gli effetti e non le cause? Perché sostenere le spese delle vittime potrà anche essere lodevole, ma non sarebbe il momento di iniziare a investire su qualcosa che possa prevenire il perpetuarsi di questi fatti?
Per esempio, lavorando sulla formazione di una cultura che rimpiazzi quella attuale ridimensionando quel deficit morale e comportamentale che non consente agli individui di percepirsi come comunità.
Si pensi a cosa si potrebbe già fare oggi nell’educazione infantile e giovanile per rimuovere certi stereotipi e per convertire tutta quella mitologia tanto cara all’America che identifica il successo personale con la felicità.
Per concludere
La verità è che quella grande macchia nera sul red carpet non è stato niente di più che l’ennesimo tentativo di salvaguardare un mondo di contraddizioni che non ha alcun interesse, se non quello di conservare lontano dai megafoni i propri vizi e le proprie viltà.
Vizi e viltà che lungi dal prolificare unicamente tra le maschere tirate a lucido di Hollywood riguardano tutta la società contemporanea.
Società misera e miope che proprio Hollywood, in quanto culla della civiltà Occidentale dal 1900 in su continua a nutrire con vanità, bugie, falsi miti e superficialità.
Come tutti i luoghi nati dalla speculazione, alimentati dal troppo denaro e abitati da gente che ieri non aveva nulla e oggi ha tutto, Hollywood è dunque la più strana tra le combinazioni di contrasti. Stupida e geniale, corrotta e puritana […] qui la gente non dice parolacce, ma la figlia di Lana Turner uccide l’amante della madre con un coltello da cucina […] *
Oriana Fallaci
Cambiare, cambiare, tutti vogliono cambiare, ma cosa? E con cosa?
Prima di cambiare o anche solo di volerlo, occorre chiedersi se ci sono i presupposti per farlo, perché se non ci sono, allora stiamo parlando del nulla. Ma tanto ce ne dimenticheremo presto, in quanto sempliciotti affetti da amnesia storica.
*I sette peccati capitali di Hollywood, p.51, Oriana Fallaci, Rizzoli Editore
Immagine copertina via pinterest.com
Ho letto bene la tua analisi e purtroppo non fa una piega. Non saranno certo dei vestiti neri a salvare o redimere i bassifondi in cui è caduto l’animo umano, ma per una volta, almeno, dall’America non vediamo un festival dell’orrore, in termini di decenza almeno nell’abbigliamento. E poi si sa che in un certo senso la moda è specchio della società e in taluni casi riesce anche a mascherarla.
Il tuo look è impeccabile e su quello scoglio sei in perfetto camouflage.
xxx
mari
http://www.ilovegreeninspiration.com
Diciamo che questa storia non mi ha convinto affatto, prima osannato da tutti e poi capro espiatorio, con accuse anche da molte che con il suo potere c’hanno fatto una carriera! Mah…
Comunque tu sempre strepitosa, questo shooting ha un’atmosfera noir davvero magica.
Un bacione! F.
La Civetta Stilosa
Love that you have covered this topic! This year´s Globes will go in history as something more than just beautiful dresses!
Rock Renee Blog
La tua analisi e’ una lettura se non la lettura di quanto ipocrita e corruttibile sia il mondo basato sulla ricerca del potere.
Banalmente tutti questi…al lupo al lupo non hanno fatto altro che minimizzare un fenoneno onnipresente che va affrontato dalla radice, al di là del scelta di un abito o di un colore simbolico
Lalu
Appunto!
concordo in pieno!!! bellissime le tue foto
baci
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