Streetwear 2018: pensieri pericolosi, cosa ci sarà dopo tutto questo streetwear?
Streetwear 2018. Eraclito diceva che non ci si bagna mai due volte nello stesso fiume, quindi, tutto scorre. Ecco, se Eraclito abitasse il mondo digitale contemporaneo avrebbe anche aggiunto che tutto passa molto, troppo rapidamente e, soprattutto, praticamente senza lasciare traccia.
Siamo, infatti, così impietosamente bombardati da informazioni e novità che il nostro cervello collassa, ovvero, non riesce più a processarle, figuriamoci ad affezionarcisi.
Viviamo in una sorta di luna park, dove regna una sorta di stordimento da sovreccitazione. Spettacolo, intrattenimento, emozioni forti, luci: il giro sulla giostra non finisce mai.
Se è indubbiamente molto piacevole scegliere di non scegliere,
ovvero, seguire il flusso senza sapere dove si sta andando, talvolta, non fa male alzare la testa per dare un senso a quello che accade. Anche solo per capire perché di punto in bianco, invece delle ciabattazze pelose di Gucci, vogliamo tutti le Balenciaga Triple S.
Ecco, oggi voglio prendermi un attimo di pausa. Diciamo che prima di risalire in carrozza e rientrare in un altro tunnel, salto un giro.
Instagram e l’hype
Instagram e la rete hanno il potere di trasformare anche il più stupido movimento di una nicchia in leggenda. La domanda è: ma quanto possono durare questi movimenti?
Ora, parlando di streetwear, il discorso è tutt’altro che sciocco,
in quanto si tratta di un fenomeno sorto negli anni Settanta in mezzo alle comunità di surfisti per poi assumere tratti più spigolosi e sovversivi, dapprima nelle metropoli Americane, poi in quelle di mezzo mondo.
Lo streetwear si è diffuso così tra le comunità “zuzzerellone” di skater
come modo di vestire che fa di uno stile di vita spericolato e della dissidenza un “marchio” di fabbrica in grado di identificare una ristrettissima cerchia di adepti.
Adepti che presto poterono contare su segretissimi fornitori di “divise” esclusive perfettamente in linea con i loro ideali e le loro necessità urbane (James Jebbia docet). Ecco, tutto molto emozionante, ma oggi che lo streetwear e i suoi padri fondatori hanno tradito le loro promesse vendendosi al business dei grandi gruppi, non è che il fenomeno sia lì lì per perdere di attrattiva?
Snobbato dai puristi, finirà per stufare anche i “nuovi ricchi” in cerca di insolenza?
Non per fare i conti in tasca al gruppo LVMH, che sicuramente in questi ultimi due anni avrà avuto le sue sofferenze nel vedere la crescita inverosimile di Kering, ma siamo sicuri che la mossa di schierare Abloh da LV solo ora non sia un po’ un azzardo?
Detto in parole semplici: non è che lo streetwear, dopo tutta questa sovraesposizione, si sta apprestando ad entrare nella sua fase calante?
Alex Rakestraw come tutti i “puristi” del movimento è convinto che la disaffezione sia dietro l’angolo. La sua profezia suona più o meno così: quando le tendenze più “aggressive” diventano mainstream non hanno più niente da offrire di “alternativo” e vengono abbandonate. Rispettivamente in questo ordine: prima dai fedeli originali e poi dalla massa.
Le lamentele riportate da Highsnobiety nei confronti di Vetements,
sembrano ricondursi alla stessa faccenda, e indipendentemente dalla verità delle affermazioni rimangono un chiaro sentore di stanchezza nei confronti dell’ondata “streetwear”.
Se è vero che ogni generazione ha le sue pietre miliari culturali e che i Millennial e Gen Z sono più in sintonia con l’Hip-Hop che con Holliwood*, è anche vero che il pubblico è diventato talmente tanto capriccioso, che la noia può arrivare da un momento all’altro.
La domanda quindi è: quale sarà la prossima “associazione culturale” percepita come autentica a tal punto da spostare il focus dalle gang degli skater? Perché sappiamo che finirà così, ammesso che già non lo sia.
*https://www.businessoffashion.com/articles/this-week-in-fashion/streetwear-luxury-virgil-abloh-louis-vuitton
*https://asrakestraw.com/blog/2017/1/19/the-end-of-streetwear
Immagine copertina via pinterest.com
ph. Ksenia photo lab
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https://4highheelsfans.wordpress.com/2018/04/09/chantilly-day-1/
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Un bacione! F.
La Civetta Stilosa
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