come è cambiato instagram
Società

Come è cambiato Instagram con il Covid-19? E’ tempo di Nouvelle Vague

Come è cambiato Instagram durante l’emergenza? Estetica e immagini ecco come muta il visivo

Che cosa accade al fruitore regolare di Instagram quando quella narrazione visiva che ha come unico scopo il consumo convulsivo-compulsivo si scontra con l’assenza di lavoro, soldi e certezze? Che ne è, quindi, di quell’agghiacciante mera mostrazione narcisistica di beni futili sormontati da personalità fatue il cui peso specifico dell’ego è direttamente proporzionale alla quantità di omaggi accumulati a fine mese o ancor peggio al peso dei sacchi di acrilico razziati da Zara?

Cosa succede, ordunque, all’ecosistema Instagram

quando non circola più denaro sufficiente per sostenere il consueto aggiornamento di outfit,viaggi, feed?

Nonostante i paladini dell’ottimismo portino ad esempio gli amici Cinesi che sembra abbiano rimesso mani e piedi al portafoglio per rinnovare la loro promessa di devozione al consumo ostentativo forsennato, bisognerebbe altresì armarsi di grande cautela nel leggere il fatto come una ripartenza.

Il  grande sperpero Cinese in opulente uniformi all’Occidentale, infatti, potrebbe essere unicamente da ricondurre alle laute “bustarelle” di denaro riempite, come da tradizione, in occasione del loro Capodanno ( gennaio) e , pertanto, rimaste a fermentare sotto i materassi in attesa del “liberi tutti”.

La pandemia economica

In questi mesi alcuni hanno osato sollevare il dubbio che la pandemia più pericolosa fosse quella economica.  Una crisi pestilenziale talmente aggressiva, subdola e grave in grado di resettare  il modo di vivere della maggioranza della popolazione globale. Potrebbe anche non essere così e ce lo si augura, ma rimane il fatto che mentre si pontifica dal divano facendo zapping informativo, qualche riflessione in più sui comportamenti inerenti il nostro recente passato ce la siamo fatta. La vita che ci attenderà, indipendentemente dalla disponibilità economica individuale, non sarà più la stessa.

Instagram sentinella e metronomo del ritmo dei cambiamenti sociali

Alla luce dei fatti anche Instagram, che con il suo miliardo e più di utenti attivi, da vari anni si erge a misuratore del benessere medio della popolazione registrando e catalizzando tendenze e cambiamenti sociali, non può che piegarsi al corso degli eventi.

Mentre le sponsorizzazioni di cose e persone cadono in picchiata insieme allo shopping, le tendenze visive e l’estetica del mezzo mutano ancora una volta.

La Nouvelle Vague di Instagram

Da social votato alla condivisione di immagini istantanee, a magazine, a e-commerce, oggi il diario visivo tenta di elevarsi a studio artistico.

Il “Salon des Refusés” è aperto a tutti e si partecipa da casa propria, non serve un particolare talento, ma è necessario essere muniti di volontà e un po’ di ingegno.

Perché Nouvelle Vague?

La Nouvelle Vague era un movimento cinematografico francese indipendente degli anni Sessanta. I discepoli di tale corrente rifiutavano il grande cinema classico Hollywoodiano. Al suo linguaggio e alle sue tematiche giudicate banali e stereotipate veniva opposto, quindi, un modo di operare “intellettuale” e più vero, che riduceva al minimo l’artificio spostando l’attenzione su argomenti politici e sociali.

La cultura è la norma, l’arte l’eccezione.

J.L.Godard

Il reale doveva mostrarsi come senza veli: bastavano una telecamera a mano e qualche mezzo di fortuna: niente proiettori, niente costose attrezzature, niente complesse scenografie. I film venivano quasi sempre girati alla luce naturale del giorno o negli appartamenti dei registi.

Oggi, qualsivoglia siano le motivazioni (scarso potere d’acquisto, impossibilità di movimento e altre limitazioni) è di nuovo tempo di  Nouvelle Vague. Un corso creativo in parte obbligato e in parte scaturito da un saturazione di contenuti visivi difficilmente perfettibili, che parte da Instagram, si allunga fino alla carta stampata e finisce per abbracciare i professionisti del mestiere che si trovano a dover creare shooting casalinghi o su Facetime adattando la propria creatività al “Principio della Scarsità”.

Non si celebrano più soltanto le novità e gli ultimi trend, ma si fortificano i concetti di riuso e riadattamento di ambienti, oggetti e abiti catturati con lenti sporche eppur finissime nel loro preciso tratteggiare un vissuto quotidiano ruvido e nel rivelare un disagio foriero di nuove possibilità, non in ultimo di una più sana concezione del consumo e della vita.

Se la bellezza è verità, intossicati da un mondo di menzogne, necessitiamo tutti di immergerci in un immaginario insopportabilmente credibile.

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