Come sottolinea la società di analisi e consulenza Kantar, gli eventi del 2020 hanno ribaltato lo stile di vita, i desideri e le ambizioni della popolazione: la gente vuole trasferirsi in campagna, perché i loro nuovi valori non si integrano con la vita di città.
Può un mero fatto economico-finanziario-sanitario, quindi, visceralmente legato agli aspetti più volgari e vili della realtà umana fare da catalizzatore a un mutamento evolutivo virtuoso con ripercussioni spirituali vistose? Con tutta evidenza sì.
Trasferirsi in campagna o in centri abitati meno caotici non è solo uno sfizio da star o una moda legata all’attualità e al pericolo di sfuggire a nuove improvvise chiusure e segregazioni, ma un chiaro effetto di una graduale, ma profonda maturazione della coscienza in chiave meno astratta e più pratica. Il crescente bisogno di andare a vivere in campagna è il simbolo di un’umanità che ha compreso i limiti e le illusioni di un’esistenza votata alla spasmodica ricerca della gratificazione sociale e materiale.
Sintonizzarsi con la propria anima, regolare la vita secondo ritmi più intimi e umani, far decadere la schiavitù dalle apparenze, ecco cosa ricerca chi decide di lasciare la città per vivere in campagna
[…]a me che un tempo amavo toghe eleganti e capelli profumati, a me che sai quanto piacevo a Cìnara tanto avara, pur senza farle doni, a me che a mezzogiorno cominciavo a sorseggiare limpido Falerno, adesso piace un pasto breve e il sonno su l’erba presso un rivo.
Orazio, LIBRO I° , EPISTOLA XIV*
La virata verso uno stile di vita green e sostenibile degli ultimi anni, seppur fumoso e talvolta incoerente, aveva annunciato l’imminente transizione dei comportamenti dell’uomo da un orientamento rigidamente individualistico e affaristico ad uno più consapevole, comunitario e critico. Dal food al fashion, al tempo libero, i sentori di un lento, ma progressivo cambio di paradigma erano qui per rimanere.
Ciò che conta davvero è cambiato e l’amore per la vita in campagna a contatto con la natura ce lo dimostra. Una cosa è certa, non si tornerà indietro
Quando il ritmo della vita rallenta e viene stravolto per così tanti mesi, quando le opportunità lavorative diminuiscono e le spese aumentano e quando gli svaghi che mancavano così tanto durante le restrizioni, non vengono rimpianti affatto, della vita in città rimangono solo gli aspetti negativi.
Se fino a due anni fa erano i sindaci dei piccoli paesi a incentivare il ritorno di vecchi e nuovi abitanti in cambio di sussidi o con la vendita di immobili a prezzi stracciati, da ora in avanti la situazione potrebbe cambiare radicalmente.
Considerando poi, il costo elevato della vita in città e la possibilità del lavoro da casa, l’esodo dai grandi centri abitati nei prossimi 3 anni coinvolgerà 6 milioni di famiglie italiane ( circa 18Milioni di persone).
Vivere in campagna pro e contro
Considerando la storica piramide di Maslow, nel report Kantar viene sottolineata un’irreversibile inversione di tendenza nella scala delle priorità delle persone.
Alla base della piramide, infatti, accanto al soddisfacimento dei bisogni primari fisiologici si farebbe sempre più spazio “il prendersi cura di se stessi”. Andare a vivere in campagna, pertanto, andrebbe a soddisfare proprio la necessità di migliorare la propria condizione di vita dal punto di vista sia emotivo, che psicologico.
E’ pur vero che la vita in campagna avrà sempre dei limiti: siano questi di tipo tecnologico, tecnico o inerenti la velocità dei servizi, ma anche relativi all’intrattenimento. Ogni cambiamento, d’altronde impone sempre un po’ di senso di adattamento, soprattutto nelle fase iniziale, ma se si ha la fortuna di poter scegliere, perché non provare?
“Ho vissuto molto, e ora credo di aver trovato cosa occorra per essere felici: una vita tranquilla, appartata, in campagna.
Con la possibilità di essere utile con le persone che si lasciano aiutare, e che non sono abituate a ricevere. E un lavoro che si spera possa essere di una qualche utilità; e poi riposo, natura, libri, musica, amore per il prossimo. Questa è la mia idea di felicità. E poi, al di sopra di tutto, tu per compagna, e dei figli forse. Cosa può desiderare di più il cuore di un uomo?”
― tratto da “Felicità familiare” di
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