Se vuoi vedere la collezione di Balenciaga (al momento, ore 17.45 del 25 ottobre, sull’account Instagram del marchio non ci sono post) devi seguire l’account di Kim Kardashian, fine di una storia triste.
La puoi seguire paparazzata per strada, in casa, in bagno, in tv, nei camerini, nelle camerette, ai party, su isole deserte, nel letto e poi di nuovo per strada, in casa, in bagno ecc. Nel suo social reality appaiono anche “vetements” Balenciaga, guarda bene.
Balenciaga e Kim Kardashian anno 2021
Il marchio dal patrimonio più prestigioso della storia della moda, da anni in mano ad uno dei designer più quotati e anticonformisti del panorama contemporaneo, tradisce i suoi intenti “rivoluzionari” per spingere un fatturato glorioso, ma fermo alle Balenciaga Triple S.
Se avete visto lo show Balenciaga SS22 tenutosi a Parigi, suppongo che sarete rimaste sorprese, ma non per la collezione. No, infatti, ormai i look di Gvasalia sono sempre gli stessi: giacche quadrate sopra e “fuseaux” sotto (certo, lo so, questa volta la pelle è vegana), il solito trucco degli stivali a calza e l’intramontabile tuta scazzata infilata nello stivale e inserita fin dal primo instante tra i pilastri portanti del codice stilistico Gvasaliano (codice identificato dai giornalisti come “post soviet”)e chissà, forse risalente al tormento della vestizione dopo una colazione senza khachanpuri.
No sui “vetements” non c’è stato niente da dire o commentare, difatti, rimane sempre vera la frase che “la moda è da condannare quando sono da condannare i tempi di cui essa è lo specchio” e, dopo aver scandagliato gli eventi dell’ultimo anno e mezzo, forse, anche ai dirigenti del marchio è risultato più conveniente cambiare discorso da essa per rivolgere l’attenzione su qualcosa che catalizzasse l’interesse della massa in modo leggero, indolore e innocuo. Anche a costo di perdersi e deludersi.
La chiamavano coerenza.
Demna Gvasalia è diplomato presso la severa Accademia Reale di Belle Arti di Anversa, celeberrima per aver battezzato anche i noti “Sei di Anversa“. Prima di approdare in casa Balenciaga matura esperienze in Maison Margiela, Louis Vuitton e nel 2014 fonda il suo brand “antimoda” Vetements . Il designer georgiano è, infatti, conosciuto anche per le sue scelte anticonformistiche sia nella ricerca dei testimonial (personaggi quasi sempre presi dalla strada), sia nelle sue definizioni estetico-stilistico-comunicative ed è accostato a Duchamp per aver applicato il ready-made all’abbigliamento. Lo stesso personaggio, oggi, capitola sotto l’imperativo del super commercio copulando selvaggiamente con la virulenza virale della famiglia Kardashian.
Si noti, però, che Gvasalia amoreggia silenziosamente con il coniuge di Kim (o ex coniuge) West fin da tempi non sospetti, ovvero, dal 2015, quando il designer georgiano fu scelto per far parte del team di creativi chiamati a realizzare la Season 1 di Yeezy e, proprio quest’anno, Demna è stato ingaggiato per occuparsi della direzione artistica del party per il lancio dell’album Donda, andato in scena al Mercedes-Benz Stadium di Atlanta in agosto.
Terminato il digiuno dalla trash-pop-culture americana e calate le braghe, con la performance di Kim al Met Gala di settembre inizia il nuovo corso Balenciaga. Il brand si unge di grasso televisivo assumendo gli atteggiamenti e i vezzi tipici di un format generalista e sembra funzionare: Simpson e reality show spazzatura sono la formula del successo dato che il marchio ha battuto Gucci nella classifica stilata da Lyst sugli “hottest brand” del terzo trimestre 2021*.
Addio a Balenciaga come brand antisistema
Appare palese che non essendo riuscito ad andare oltre il successo “blockbuster” della Triple S, non avendo prodotto una sola It Bag e non potendo attingere agli introiti di una linea cosmetica dedicata, il team dirigenziale del marketing di Balenciaga decida di fare cassa giocandosi quella carta vigliacca denominata da Highsnobiety come ” merchtaintment ” e definibile come una sorta di strategia che, inglobando il settore dell’intrattenimento mainstream, produrrebbe intorno alle merci prive di appeal, immaginari funzionali alle vendite.
Ed è altrettanto evidente che le pretese antisistema del designer siano andate a farsi benedire. E’ così che Balenciaga, il prestigioso Balenciaga, con una naturalezza inaspettata si affianca all’ iconicità popolare dei Simpson, per attrarre i nostalgici nati prima degli anni 90 e all’emblematica imperatrice dei social network per soddisfare i giovani nati dopo il 2000.
Il target di questa mossa è la nutrita, giovane platea di milionari annoiati e spendaccioni americani, che soli, insieme ai cinesi, godono di una ricchezza sempiterna, pertanto, per fortuna, non è affare nostro.
*si ricordino le t-shirt Dhl e le borse Ikea trasformati in fenomeni di lusso
*classificastilata in base alle ricerche di oltre 150 milioni di persone al mondo che utilizzano questa piattaforma di shopping, monitorando in parallelo anche Google search, i social media e altre fonti.
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