La fortuna aiuta gli audaci

“La fortuna aiuta gli audaci”, dicono. E il discorso sulla “dea bendata”, da qualcosa di imprevedibile, di magico, prende una piega piuttosto diversa. Perché, se sono gli audaci a vincere, il catalizzatore della nostra buona sorte non viene da fuori. Era da tempo che volevo intavolare l’argomento sulla fortuna. Più leggo storie (vere) di persone “arrivate”, più mi accorgo, che ad un certo punto della loro più o meno banale vita, “paff”, arriva il turning point. E i loro percorsi, con una semplicità imbarazzante, diventano quei tipi di esistenza che varrebbe la pena provare, anche solo in parte.

A tal proposito, l’altro giorno sono incappata in un’intervista rilasciata da Vera Wang al New York Mag. Non sapevo quasi nulla sul suo vissuto, e, mentre per qualche minuto alloggiavo nella sua storia, mi rendevo conto di quanto la sua esperienza potesse essere esemplare per me e per voi. Vera, nasce come pattinatrice professionista di alto livello, per lei questa disciplina è tutto, ma non abbastanza. Non essendo completamente soddisfatta dei suoi risultati abbandona. Senso di fallimento. Va a studiare a Parigi storia dell’arte e nel frattempo lavora come commessa da Yves Saint Laurent. Ecco la svolta. Proprio lì la “Moda” bussa alla sua porta: la Vogue fashion director Frances Stein, la vorrà con lei. Trascorreranno 17 anni, prima che Vera decida di lasciare il suo ambito incarico. Ma quello che voleva davvero, oggi, lo riconosciamo tutte, il sogno di Vera era fatto di stoffe preziose e femminilità essenziale. Esisteva da qualche parte, doveva essere solo svelato da un po’ di fortuna, certo, ma non si sarebbe potuto manifestare senza quel qualcosa che matura solo e unicamente da dentro: il coraggio. Coraggio di cercare, di ricominciare, di cadere, di soffrire, di reinventare, ma soprattutto coraggio di credere. E poi :

[..] which is that your life isn’t always measured by tangible results. […]I think not trying is worse than failing. Have the courage to try. Otherwise, what are we here for?

Walth Whitman affermava che “la democrazia stimola un’audacia infinita nelle persone elette“. Ma nessuno vieta di auto-eleggerci.

Cambiando discorso, dopo aver avuto la prova che la fortuna aiuta gli audaci, con grande incredulità ho saputo che all’Università di Toronto hanno scoperto un algoritmo per aiutare gli incapaci. Solo quelli che non si sanno vestire però. Al programma basterebbe una foto del poveretto/a in questione per suggerire i look più consoni e alla moda. A parte che questa cosa andrebbe a polverizzare la personalità e la creatività dell’interessato e già mi pare abbastanza mortificante, ma quello che più mi lascia senza parole è il perché? Perché creare un cervello artificiale come generatore di consigli di moda? Proprio la moda che appartiene all’estro, all’arte, alla sfera dell’intangibile pensiero. Che si fa pennello per tradurre le apparenze in infinite espressioni di bellezza.A questo punto credo che le testate giornalistiche, più che le blogger dovranno temere i robot.

Se non vi piace il blu cambiate canale

Fashion editorial with: top Stradivarius, shorts Bershka, kimono Mango, sneakers Alberto Premi

23 Comments

questo articolo, queste parole mi servivano proprio! come mi servirebbe quella famosa “botta di c**o”, ecco!
le foto sono uno spettacolo, sembri una diva americana! troppo bella cuoricina mia <3

Tanti dolcissimi auguriiiiiiiiiii meravigliosa creatura con gli occhi da cerbiatto!

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