Milano Fashion Week 2016/17: Milano è una realtà démodé?

Milano Fashion Week 2016/17: Milano è una realtà fuori dalla realtà? La realtà, se non ti piace, puoi sempre far finta di non vederla. Perché la realtà, alla fine, “è solo la realtà“, dice Marc Jacobs, ed è un discorso alquanto soggettivo, ne deduciamo noi. Lo spunto per riflettere su quello che accadrà a Milano, me lo serve proprio Mr. Jacobs.

Prendiamo la sua ultima sfilata, quella vista in passerella l’altro giorno. Ecco, quella roba lì sarebbe il suo modo di pensare il reale. Almeno, è quello che dice dopo aver lanciato in orbita la sua collezione “Alienante”. Che poi, a ben vedere, questo concetto da post allunaggio che incrocia il kawaii system, i Pronipoti  e i cult delle decadi passate, non è tutta sta novità. Sì, ho scritto cult, perché in una sfilata le ispirazioni arrivano dall’arte, dalla strada, dai film e dalla musica. Io, per esempio, oltre al mood in stile “Meadham Kirchhoff” ci ho rivisto il video dei Buggles, la cui canzoncina di sottofondo, con i dovuti riadattamenti potrebbe fare il verso proprio alla crisi che ha colpito la moda.

Se nel 1980 i video uccidevano le star della radio, oggi, Zara, la crisi e soprattutto la rivoluzione digitale hanno messo in discussione i cicli di vita dei marchi e hanno mandato all’aria tutto.

Tutte quelle convenzioni che la storia aveva scolpito nella pietra riguardo al lusso, al desiderio e ai sogni. No, nessuna “celebrity della moda” è più al sicuro dalla pioggia di meteoriti scopiazzate in quattro e quattrotto da Ortega & Co. E così, mentre il buon vecchio solitario spagnolo Amancio Ortega diventa non uno dei paperoni più ricchi,ma IL PIù RICCO AL MONDO, il settore fashion luxury si deve dare una mossa. Una mossa-scossa che (ancora!)a Milano non si sentirà.

Milano Fashion Week 2016/17: Milano realtà nostalgica o fuori tempo?

E così ci apprestiamo ad applaudire la Camera della Moda che si bea dei suoi settordicimila eventi (sempre gli stessi) e delle sue presentazioni (noiose come un rosario). Insomma, l’impronta è sempre la solita, nonostante i tempi. E’ la Milano Fashion Week vecchio stampo (vecchia stampa), con qualche streaming in più e Snapchat. No, Milano Moda Donna e i massimi esponenti del lusso, rimangono compatti nei loro retaggi, “rifiutano l’offerta, chiudono la busta e vanno avanti” per la loro strada, aspettando di essere rincorsi da buyer e giornalisti prima e dai consumatori poi, tra sei mesi circa.

Unica voce fuori dal coro (e dal calendario ) che fa notizia per davvero è quella che concerne l’apertura (il 24 settembre) in via Montenapoleone del nuovo spazio dalla vocazione fortemente “glocal” pensato da Dolce&Gabbana per lo shopping. Uno shopping che antepone l’esperienza della sartorialità Italiana e della città prima del marchio.

Negli anni ‘90 quando le aziende della moda hanno scoperto gli accessori (e quanti soldi possono far guadagnare) in tanti hanno deciso che i negozi dovevano essere standardizzati, su scala globale, la stessa cornice per i prodotti perché il brand doveva trionfare su tutto. Noi non siamo mai stati di quella scuola di pensiero, noi facciamo vestiti e non abbiamo mai pensato che la gente sarebbe andata in giro nuda con borsa e scarpe perché tanto solo quelle contano.*

E così, proprio quando i negozi fisici sembrano essere passati di moda, il Duo rilancia la formula dell’atelier, testando l’idea di uno shopping “che potrebbe essere solo dov’è“.

Milano Fashion Week 2016/17: Milano è una realtà démodé. Credo.

Forse è meglio non dirlo, infatti, non diciamolo in giro. La realtà è solo la realtà, ed è reale solo se ci si crede, quindi, facciamo finta di niente e stupiamoci dell’avanguardia digitale, dei social e della Vogue Fashion Night Out. Evento per il quale fioccano inviti che attireranno l’attenzione solo di chi è alla ricerca di un drink gratuito, come al solito. Tutto regolare.

Editoriale

Tuta sottoveste: Asos

Camicia: Zara

Scarpe tacco medio: Zara

Borsa: Zara

*http://www.corriere.it/moda/news/16_settembre_16/dolce-gabbana-globalizzazione-finita-ora-negozio-misura-fd6985e8-7c25-11e6-a2aa-53284309e943.shtml