Il punk è morto: ecco spiegato il gesto di Joe Corré
Il punk è morto e non solo quello, mi verrebbe da dire. Sono morte le credenze, sono morti i valori, quelli che muovevano i giovani del secolo scorso. Probabilmente anche i giovani, oggi, sono morti. Siamo giovani già vecchi, rassegnati. Non esistono più quelli che si ribellavano al sistema, quelli che non erano nel sistema. Se esistono sono pochi e molto comodi.
Oggi, la sfiducia ha preso il sopravvento, non siamo contro, ma dentro, anestetizzati. Forse è per questo che il figlio di Vivienne Westwood è ricorso ad un gesto plateale e ha dato fuoco alla memoria storica di un passato ribelle, che non riesce più a ripresentarsi con la stessa carica, con la stessa energia. Un passato che vive di nulla, perché del punk anni ’70, oggi, sono rimaste le canzoni e qualche vezzo alla moda, che non ha niente di rivoltoso.
Cosa vuol dire punk?
Cosa vuol dire punk? Ma te lo sei mai chiesto prima di atteggiarti a “diverso” con qualche dettaglio nero o in pelle? Prima di metterti le catene o l’anello (finto o vero che sia)al naso o gli anfibi, o prima di raparti un pezzo di testa?
Il punk ha due genitori: la signora Westwood e il signor McLaren, manager dei Sex Pistols. Siamo nel 1975/1976. Il movimento nasce a Londra e abbraccia tutti coloro che non erano stati ispirati dai fenomeni di contestazione giovanile precedente (” The Summer of Love”). E’ in questo periodo che il punk acquisisce slancio e si diffonde ufficialmente tra la popolazione diventando simbolo della controcultura. Simbolo dell’avversione alle politiche governative, simbolo dell’insoddisfazione e della non identificazione con la classe dirigente.
Nostalgia punk: il conformismo uccide la rivoluzione
Nostalgia punk. Inglesi, Italiani, non è un caso che questo episodio avvenga proprio in un periodo così turbolento.
“Estinzione! Il vostro futuro”
Questo c’era scritto su un barcone andato a fuoco. E noi non vogliamo estinguerci no?
Ecco perché abbiamo il compito di diffondere una nuova consapevolezza, dobbiamo tornare in piazza, contraddirli. Sopportare, non è libertà. Farsi andare bene le cose non è la soluzione.
Ho già parlato del conformismo anticonformista nel quale ci siamo adagiati un po’ tutti, chi più chi meno.
Il consumo ci ha coccolati nella più grande e potente illusione che sia mai esistita, ancor più efficace di una religione. Il consumo ci ha dato le risposte ai dubbi esistenziali più diffusi, senza lasciarci il tempo di porci le domande giuste. Ecco perché Joe Corré, infischiandosene dei soldi, ha bruciato tutto, lui ci ha messo il fuoco, ma siamo stati noi, in realtà, ad aver esaurito il significato di qualsiasi forma di ribellione. Siamo in Gran Bretagna, ma, lasciatemelo dire: tutto il mondo è paese. L‘estinzione dei diritti potrebbe essere una profezia, in parte già avverata. Potrebbe, ma forse siamo ancora in tempo a cambiare il destino. Il punk è morto, ma forse noi ancora no.
immagini via pinterest.com
ciao… bel post^_^
bellissimo questo articolo e perfettamente a tema con il mood della mia serata in cui ho rivisto i miei diari pieni di sogni, di voglia di fare e anche di ribellarsi al sistema.
xxx
mari
http://www.ilovegreeninspiration.com
Bel post!
Un bacione,
Mary
Fashion secrets of a pretty girl
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Meravigliosa. Un applauso per l’articolo e complimenti per il sito, che scopro adesso. Il gesto di Corré, per quanto mi abbia fatto “piangere il cuore”, a ben vedere è denso di una coerenza che la cosiddetta scena non vede da parecchio.