Il più bel lavoro del mondo non dà la felicità
Il più bel lavoro del mondo è quello che si fa volentieri, quello che gratifica, si dice. Ma non è abbastanza. Se trovarlo e/o inventarlo è diventata una faccenda per pochi privilegiati, è giusto sapere che la felicità di questi fortunati (nella maggior parte dei casi) sia vissuta come un qualcosa di precario e incerto, spesso avvilente.
Il più bel lavoro del mondo non esiste in questo mondo
Infatti, anche quando si trova il lavoro “giusto”, la maggior parte delle volte accade che finisca per rivelarsi una sorta di incubo. In palio ci sono: spersonalizzazione, frustrazione, mortificazione e contratti a tempo determinato, in pratica, tutte quelle componenti che garantiranno l’impossibilità di creare di qualcosa di importante a livello affettivo e sentimentale. Se questa non è infelicità…
I giovani infelici nascono ogni giorno
Imballati nella paura come surgelati, si vive nell’attesa di un turning point di cui si ha perfettamente coscienza che potrebbe non arrivare mai. I giovani infelici sono connessi con il mondo e più si ampliano le loro relazioni, più vengono nascosti i loro tormenti, tormenti che scavano sepolcri intorno a vite sempre più standardizzate.
I dolori dei “giovani Werther” sono nascosti male, sotto il tappeto dei social
Di fatto dei problemi della “mala gioventù“, se ne parla troppo poco. Ogni tanto qualche gesto eclatante spiazza la folla, ma poi si torna tutti sui social alla disperata ricerca approvazione, ma sempre più incattiviti.
Il ragazzo nevrotico milanese, o torinese, o bolognese», scrive Pasolini, «si trova a lottare contro una società apparentemente buona, capace di offrirgli garanzie, ma, in sostanza, ingiusta, e quindi sotto le apparenze democratiche, noiosa, ipocrita, feroce.*
I social hanno favorito una tormentata scissione dell’Io in illusioni
In questo periodo di instabilità e incertezza, torna attuale la narrativa notturna di Hoffmann del 1800: tra Doppelgänger e crisi identitarie, ci si trova di fronte ad una sempre più seria problematica: quella inerente la sofferenza dovuta al dualismo dell’Io. I social (come ho già fatto notare più volte) hanno inasprito il divario tra reale e fiction. Alterando il finzionale si perde di obiettività, in poche parole, si costruiscono immaginari impraticabili, poiché basati su fondamenta irreali.
Il tentativo di ricercare approvazione costante, facendo trasparire solo la parte migliore del singolo, non ha fatto altro che moltiplicare una sorta di inadeguatezza sociale (ansia).
I giovani infelici, oggi, come ieri, la colpa è dei “padri”
Pasolini prima di morire delineava con chirurgica precisione il profilo della gioventù di fine anni ’60. Una gioventù predestinata a pagare le colpe dei loro padri. Gli stessi padri che, piuttosto vigliaccamente, si crogiolarono “nel dolce vezzo dell’autocompiacimento” promosso dalla cultura borghese.
I tragici infelici -giovani- un destino già scritto 40 anni fa
I giovani infelici, non sono stati in grado di costruirsi una loro cultura, un’appartenenza, un’autenticità, un’alternativa rispetto ai paradigmi ingannatori della società, borghese prima e consumistica ora, che promette al poveretto di poter saltare oltre la propria ombra. L’infelicità diventa ora frustrazione, rancore e risentimento. La vita diviene così esperienza precaria.
*Tragici infelici, commento a “I giovani infelici” tratto da Lettere Luterane, Pier Paolo Pasolini.
Il seme del disagio che si sarebbe abbattuto impetuoso sulle nuove generazioni
stava già dando i suoi frutti avvelenati in tempi non sospetti, pertanto, quello che oggi meraviglia, a ben leggere, non sorprende. Siamo sempre -ancora- noi, nipoti di quei padri che si fecero cullare dall’aggregante e fasullo vizio consumistico.
Così è stato, è, e sarà ancora, ma, almeno, sappiate che non siete i soli a combattere per un lieto fine.
[…]I figli che ci circondano, specialmente i più giovani, gli adolescenti, sono quasi tutti dei mostri. Il loro aspetto fisico è quasi terrorizzante, e quando non terrorizzante, è fastidiosamente infelice. Orribili pelami, capigliature caricaturali, carnagioni pallide, occhi spenti. Sono maschere di qualche iniziazione barbarica.
Oppure, sono maschere di una integrazione diligente e incosciente, che non fa pietà.[…]
Nei casi migliori, essi stanno aggrappati ai fili spinati di quel ghetto, guardando verso noi, tuttavia uomini, come disperati mendicanti, che chiedono qualcosa solo con lo sguardo, perché non hanno coraggio, ne forse capacità di parlare.
Nei casi né migliori né peggiori (sono milioni) essi non hanno espressione alcuna: sono l’ambiguità fatta carne.
I loro occhi sfuggono, il loro pensiero è perpetuamente altrove, hanno troppo rispetto o troppo disprezzo insieme, troppa pazienza o troppa impazienza […]
Pier Paolo Pasolini, Lettere luterane.
Grazie al Giardino esotico Pallanca
leggi anche Unicorni rosa e manie infantili: ecco cosa cerca la generazione Y
*http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2008/04/06/la-mala-gioventu-al-tempo-del-boom.html
Leggerti eleva
Preferisco non entrare nel merito del lavoro perchè potrei non fermarmi più. Mi soffermo invece sull’outfit che mi piace un sacco e sullo shooting, originale come sempre. Un bacio,
Eni
Eniwhere Fashion
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non so se sai già quanto capisco questo articolo. Ogni songola parola è per me una monito e triste verità. E’ proprio tutto vero quello che scrivi. Menomale che domani ci vediamo.
xxx
mari
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Non parliamo di lavoro che mi deprimo solo a pensarci! Tu sei strepitosa come sempre e quetso taglio di capelli ti sta un incanto!
Un bacione! F.
La Civetta Stilosa
Hai toccato un tasto dolente!!! È davvero una triste realtà, purtroppo dover fare un lavoro che non ti piace, per il quale non sei portato, spesso umiliato e mobbizzato ormai è all’ordine del giorno!
Le tue foto sempre il top!
Bacioni
http://www.glitterchampagne.com
Purtroppo sono d’accordo con te per non parlare del fatto che facendo il lavoro che piace non si guadangna il più delle volte e perciò si è per forza costretti a ripiegare su altro . Baci
Pasolini era terribilmente giusto!! Un sociologo scrittore!!
E noi siamo gli infelici, che imparare dagli orrori dei nostri padri, per i nostri figli…costruire anzichè godere e basta!
Lalu
Un post interessante su cui riflettere.
Che belle foto dell’outfit, mi piacciono molto.
Ciao Elisa e buon fine settimana!
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