Milano Moda Uomo giugno 2019.
Avvistate mode uomo incerte aggirarsi per il mondo. Prada sceglie Shanghai, Saint Laurent Malibù, c’è chi rinuncia e c’è chi rimanda, ma che cosa sta succedendo?
Come se non fossero bastati i recenti sussulti dell’economia e dei mercati, i moti degli attivisti green, l’ansia da prestazione determinata dalla foga onnivora e scarnificatrice dei Social, un ammorbante dubbio serpeggiava sulle passerelle Milanesi: quanto senso ha ancora l’appuntamento MODA UOMO?
Qualcuno ha sentito più parlare di New York dopo i CFDA Awards? E della fashion “week” di Londra?
Settimana MODA UOMO, senza UOMO e senza settimana
Il pericolo dell’inconsistenza e dell’irrilevanza erano proprio lì, sparpagliati in quei selezionati, timidi eventi che boccheggiavano in una asfissiante metà giugno Milanese.
Decimato dal clima di austerità e dalla svogliatezza dell’estate, il weekend cittadino delle poche griffe pervenute assomigliava più a un conclave, che a un evento degno di risonanza mediatica.
Unici punti fermi i veri depositari del verbo Made in Italy inteso alla vecchia maniera come eleganza concreta, contemporaneità e artigianalità, in sintesi: Zegna e Armani.
Quanto ha ancora senso creare moda divisa per genere?
E’ da qualche che anno che molte griffe preferiscono le edizioni co-ed (unificate), questo accorpamento permette non solo di risparmiare tempo e denaro, ma anche di surfare diligentemente tra i generi, assecondando così le più recenti pulsioni dei teenager.
Vaccarello dichiara di creare moda femminile pensando agli uomini e moda maschile pensando alle donne, partendo quindi dal presupposto che il traino delle Maison sono pelletteria e profumeria e che il loro pubblico elettivo è dichiaratamente acerbo, perché ancora ci si ostina nel creare e presentare dispendiose collezioni maschili separate da quelle femminili?
La Generazione Z è sessualmente FLUIDA
Molto più sensibile alle tematiche di genere, la “meglio gioventù” afferma di disprezzare la stigmatizzazione, rifuggendo qualsiasi tipo di categorizzazione e classificazione di tipo sessuale. L’abbigliamento che prediligono non ha “sesso”, ovvero, è “Gender Zero”: ambiguo, informe, standard, androgino, effortless.
Ognuno di questi individui nel carrello della spesa mette degli umori, delle sensazioni, delle credenze che funzionano meglio se sono in netta contrapposizione con quelle delle generazioni precedenti.
Per connettersi con questa moltitudine di individui, più che la divisione e l’atomizzazione degli eventi servono dei format eclatanti. Gucci in questo senso, ancora una volta, con la sua CRUISE dimostra di essere il marchio più allineato con questo genere di comunicazione.
Al di fuori di un pubblico scioccato, la moda perde il proprio senso. Per questo l’aspetto psicologico della moda è legato alla paura di passare inosservata […] .
E cosa è stata la MODA UOMO Milanese se non un evento passato inosservato?
A rendere ancora più improbabile il weekend firmato Camera della Moda di giugno, con la consueta staffetta di giornalisti e buyer impegnati per il Pitti a Firenze, questo anno ci ha pensato Carine Rotfield con una sfilata concerto da capogiro organizzata per festeggiare i 90 anni della boutique Fiorentina LuisaViaRoma.
Il nuovo format CR Runway, apparecchiato in piazzale Michelangelo e costato milioni di euro, contava 5000 invitati, 90 top model dalla Herzigova alla Shyak, alle Hadid, un corcerto di Lenny Cravitz e un party con in console Virgil Abloh e Sita Abellan.
Uno spettacolo di questa portata avrebbe fatto arrossire persino Karl Lagerfeld e non è un caso che la Rotfield abbia lavorato per tanto tempo alle sue spalle, ma di sicuro averlo proprio prima dell’inizio della MFW è stato un po’ come infilare un dito, anzi, un braccio in una piaga purulenta.
Ora, tocca a Parigi.
Immagini Bof.com
*Semiotica della moda, p. 123, A.M.Curcio, Franco Angeli Editore
Ehmmm… Domanda retorica: ma se un uomo si volesse vestire da uomo senza sembrare ridicolo né spendere un capitale, dove potrebbe andare a sbattere la testa?
Armani o Zegna