Tag: diventare influencer oggi
<div class="yiv0143451046ydpeeeb0249yahoo-style-wrap"> <h1 style="text-align: justify;">Diventare influencer oggi non conviene. L'influencer non è un impiego a tempo indeterminato.</h1> <div id="yiv0143451046"> <div> <div class="yiv0143451046ydpeeeb0249yahoo-style-wrap"> <div> <div>Diventare Influencer? Ripensaci. Uno in più non farà la differenza.</div> <div>I dati: in 170Mila su Linkedin dichiarano di essere impiegati presso loro stessi nella posizione di "influencer".</div> </div> </div> </div> </div> <div id="yiv0143451046"> <div class="yiv0143451046ydpeeeb0249yahoo-style-wrap"> <div id="yiv0143451046"> <div class="yiv0143451046ydpeeeb0249yahoo-style-wrap">Mentre uno scarso 5% di questa moltitudine potrebbe facilmente riciclarsi e/o mimetizzarsi in qualche settore creativo o comunicativo, il restante 95% rischierebbe di intasare le reti Mediaset per almeno due generazioni, costringendo Maria a costruire intorno ai troni delle fortezze con Uomini e Donne stipati persino sotto i tappeti.</div> </div> </div> </div> </div> <div class="yiv0143451046ydpeeeb0249yahoo-style-wrap"> <div class="jb_0 X_6MGW N_6Fd5"> <div class=""> <div class="qtd-body"> <div id="yiv0143451046yqtfd86789" class="yiv0143451046yqt0818392953"> <h2>Ma come si è arrivati a questo? Breve retrospettiva.</h2> Il peso dell'uomo comune negli ultimi anni è diventato direttamente proporzionale a "K", "M" e cuoricini. Da quando ai media tradizionali si sono più affiancati i social il mondo della cultura è stato messo radicalmente in discussione. In nome dello spettacolo si sono erette possenti mura di idiozia. L'anti-virtù ha portato alla ribalta imbecillità e vanità insieme a tutta una serie di favolose bubbole e filosofie dense di mediocri illusioni.<em>Edamus, bibamus, gaudeamus. </em>Il successo è diventato tascabile e tutti hanno avuto una possibilità di sguazzare nel pantagruelico fiume di opportunità offerte dall'industria dei Social.Come se non fosse abbastanza mortificante l'insulsa esistenza da consumatore medio, abbiamo accettato di buon grado l'appellativo di "seguace", termine opportunamente assimilato in inglese (follower) anche in Italia per ostracizzare l'asprezza avvilente del suo campo semantico.Parallelamente, la crisi economica ha imposto alla moda l'obbligo di dover rincorrere il pubblico per non soccombere alle rappresaglie della nascente industria del fast fashion proprio mentre Instagram impazzava come la nuova Mecca dei fannulloni.<strong>La Giacomotti tratteggia gli influencer</strong>come allegre figurine in grado di alleggerire l'ambiente del fashion da decenni infestato da "vecchie vestali", invariabilmente vestite di nero e sempre, dichiaratamente affette dal male di vivere". Un male di vivere che oggi, da atteggiamento snob, diventa <strong>"finalmente</strong>" realtà. Una realtà che tutte le giornaliste cercano maldestramente di occultare almeno sui social, (perché sì, ci sono anche loro), dissimulando la crisi della categoria dietro sorrisi e abiti in prestito. <p style="text-align: center;"><em>Oggi siamo tutti influencer, ma se ti sta venendo in mente di farlo diventare un lavoro proprio adesso, forse, è meglio che ci ripensi.</em></p></div> </div> </div> </div> </div>