Tag: influencer robot

<h1 class="p1"><b>Influencer robot. Presto ne arriveranno altri e poi altri ancora. E alla fine comanderanno loro</b></h1> <p class="p2">Influencer robot. L'inumano si appresta ad essere preferibile all'umano, proprio come l’impossibile ma credibile di Aristotele.</p> <p class="p2">Cantano, fanno i modelli e si lanciano in dibattiti politici, in pratica, da qui a diventare attori di Hollywood e poi presidenti degli Stati Uniti, il passo è breve come per Kevin Costner planare da Los Angeles su un gozzo per la Rio Mare.</p><h2 class="p2">Stiamo calmi. E' tutto chiaro e sotto controllo, loro non sono reali</h2> <p class="p2">Quello che è molto reale e fa angoscia, invece, è la loro <strong>popolarità</strong>, che, badate bene, non è da confondersi con l' influenza (cosa a cui i soliti cialtroni non danno peso, perché nell'analfabetismo generalizzato nessuno dà più importanza alle parole, tanto meno al loro significato).</p> <p class="p2">Di fatto, però, la tizietta con lentiggini e naso a patata è ovunque e super sponsorizzata soprattutto da marchi di moda, tra cui (haimè) svetta Prada, colpevole di averla "invitata" persino alla sfilata dello scorso febbraio.</p> <p class="p1"><b>L'ultimo stadio dell'insofferenza: l'influenza dei robot</b></p> <p class="p2">Miquela Sousa alias @LilMiquela, cantante, modella, attivista e chissà quante altre straordinarie cose e suo "fratello" (?)Blawko sono dei robot, insomma, dei personaggi inventati. E' tutto finto. E pure tutta l'assurda saga montata tra loro, i paladini della terra, e l'antagonista, la biondina pro-Trump, @Bermudaisbae, lo sono. Hackeraggio compreso. <span style="font-size: 10pt;">(Se volete farvi una "cultura" (???!!!!) per capire bene di cosa sto parlando potete rileggere la<b> delirante cronistoria</b> dell'accaduto registrata meticolosamente da </span><a href="https://www.thecut.com/2018/04/lil-miquela-hack-instagram.html"><span class="s1"><span style="font-size: 10pt;">Thecut.com .</span>)</span></a></p> <p class="p1"><b>Lo dico, perché il dubbio sulla loro reale esistenza sembrava non far dormire la notte il loro foltissimo pubblico</b></p> <p class="p2" style="text-align: center;">(ovvero quella milionata di seguaci accumulati dalla Miquela nel giro di due anni).</p> <p style="text-align: center;">Ebbene sì, la gente li vedeva "normali", proprio come Justin Bieber.</p> <p class="p2">Ora, va bene che ci hanno letteralmente spremuto il cervello, ma dall'altra parte noi ce lo siamo bevuti volentieri. In una imperitura spettacolarizzazione della vita, simpatizziamo con il falso e lì stazioniamo, in una zona di comfort letale, in cui <b>il vuoto spazza via la ragione, la libertà e il pensiero</b>.</p> <p class="p1"><b>Sulla proliferazione di simulacri</b></p> <p class="p2">"<i>Nel lenzuolo funebre del virtuale il cadavere del reale è definitivamente introvabile</i>."*</p> <p class="p2">In pratica l'eccesso di realtà a cui la tecnologia e i media ci hanno abituati sta coincidendo con la scomparsa definitiva della stessa. E' da qui che fiorisce la <strong>società simulacrale</strong> teorizzata da Baudrillard dove il concetto di simulacro non ha alcuna relazione con la realtà e ciononostante risulta vero, proprio come Miquela e compagnia.</p>