Victoria’s Secret fashion show 2019: l’annullamento del solito spettacolo per cervelli putrefatti dal becero nulla cosmico sensazionalistico Statunitense, segna la fine di uno dei capitoli più sessisti e volgari della contemporaneità.
Victoria’s Secret Fashion show 2019: ultimo atto
Shanina Shaik & Company senza ali e cachet sono inconsolabili, proprio in questi giorni, infatti, avrebbero dovuto iniziare l’impegnativo “training” di smoothie proteici e acqua mentre ad attenderle al varco ci sarà solo il pericolo di cedere alla fame nervosa. Il più tragico degli epiloghi.
Nulla sembrava poter intaccare le vendite del brand e quell‘umiliante spettacolo partorito dalle malefiche menti del reparto marketing facente capo alla Limited Brands di Lesnie Wexner, eppure, negli anni qualcosa è andato storto.
A forza di metterci delle pezze il marchio è diventato un cencio inutilizzabile.
I passi falsi di Victoria
E pensare che di strada ne aveva fatta l’azienda fondata nel 1977 da tal Roy Raymond. Fu sua l’idea di mettere un po’ di sensualità nella lingerie femminile.
Evidentemente, spossato dal vedere la cara moglie in mutandoni bianchi, vestaglie di nylon fiorate e bigodini, dopo otto anni di studio del mercato il caro Roy aprì così il suo primo negozio presso la Stanford Shopping Center, del tutto ignaro di cosa sarebbe poi diventato.
Victoria’s Secret è stato il marchio di lingerie per corrispondenza
per eccellenza, ceduto nel 1982 alla Limited Brands nel 2006 il suo giro d’affari si aggirava intorno ai 5 miliardi di dollari grazie ai suoi 900 punti vendita negli Stati Uniti, ma come ben si sa, il business è ciclico e soprattutto non ammette errori.
Nel 2011 un’indagine svolta dal sito americano Bloomberg inchiodava l’azienda per via di quel “cotone biologico” utilizzato nei loro capi, che era in realtà per la maggior parte frutto del lavoro di aziende che sfruttano il lavoro minorile in Burkina Faso.[21]
Il 2014, invece, è stato l’anno della petizione online contro la linea Body e lo slogan The Perfect Body, dove le solite modelle asciugate da digiuni e beveroni proteici furono accusate di diffondere un messaggio non salutare e dannoso.
Se a questo ci aggiungiamo le diatribe con Cara Delevingne e la gaffe di Ed Razek ( responsabile Marketin) criticato per aver affermato di non avere “alcun interesse” a portare in passerella modelle transgender o plus-size, si ben comprende questa inesorabile, rapida discesa agli inferi dell’azienda.
Victoria’s Secret fashion show (1995-2019): un format obsoleto caduto in disgrazia
“Victoria’s Secret si ritrovò nell’occhio del ciclone a causa della sua rappresentazione di sessualità troppo standardizzata, come anche per la sua idea singolare di bellezza femminile”
(news.com.au)
Meglio tardi che mai. Un po’ per business e un po’ per davvero, si è nel bel mezzo della terza ondata Femminista. Niente di nuovo, sia chiaro, si tratta solo dell’ennesima pretesa di diritti e parità di genere da parte delle donne che questa volta, poiché supportate un po’ per speculazione e un po’ per coscienza da Maison, marchi e celebrity ha effetti inevitabili sul “sentire comune” diffuso su scala globale dai social network.
Ho scritto niente di nuovo perché il calendario Femminista registra come antesignane del movimento la francese Olympe de Gouges e la sua contemporanea londinese Mary Wollstonecraft “donne corrose mortalmente nell’anima”, in quanto lavoratrici e pure pensanti (la seconda sarà madre di Mary Shelley). Entrambe, quindi, già sul finire del 1700 aveva inquadrato con una lucidità e una precisione chirurgica l’insensatezza della condizione femminile evidenziandone le cause e suggerendone i rimedi. La prima finì sulla ghigliottina e la seconda morì di parto.
L’insistenza sulla bellezza era già vista allora come una gabbia dorata estremamente limitante per le donne. Esse, infatti, venivano costantemente persuase e obbligate dalla società a distaccarsi dalla vita pubblica dagli impegni intellettuali poiché naturalmente votate alla casa e alla famiglia.
“Se le donne non rinunceranno all’arbitrario potere della bellezza, dimostreranno che esse hanno meno intelletto dell’uomo”.
M.Wollstonecraft
La felice implosione del sistema Victoria’s Secret, quindi, è un importante evoluzione, che esprime il superamento di questo antico, ma persistente retaggio che ha sempre incoraggiato le donne a concentrarsi solo sulla parte più insignificante di se stesse: il loro aspetto fisico.
Oltre la bellezza e oltre lo sguardo maschile
E’ il principio dell’ autoderminazione femminile:
si rinnegano gli stereotipi ereditati per forgiare un nuovo corso, un nuovo immaginario simbolico indipendente e libero dal regime visivo imposto nei secoli dal genere maschile.
La donna è sempre apparsa all’uomo come essere sessuato, “come il sesso” (Simone de Beauvoir), oggi, si sta andando oltre.
Si è eretto un muro piuttosto monolitico tra sfera pubblica e privata: non è un caso che la moda si stia sempre di più prostrando servilmente alla donna per mimetizzarne il sesso ed evidenziarne il cervello.
La donna post-contemporanea all’esterno è sfuggente, adotta una moda “modesta”, spesso arrogante e intimidatoria. La donna “emancipata” ,quindi, non ha più bisogno di catturare lo sguardo maschile per determinarsi nella società: se non lo rifugge, lo sfida.
Inutile aggiungere che nessun Angelo sia ben accetto in questo nuovo scenario:
l’angelo del focolare è morto insieme all’angelo del giaciglio.
“Vorrei che le donne avessero potere non sugli uomini, ma su loro stesse”
Mary Wollstonecraft
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